Concorso Internazionale di Poesia Simone Seghetti

Ieri sera a Montecarlo si è svolta la cerimonia di premiazione
dei finalisti del concorso di intrernazionale di poesia
"Simone Seghetti" giunto alla 11 esima edizione.


La premiazione si è svolta nel cortile del palazzo
dell'Istituto Pellegrini Carmignani nel centro di Montecarlo,
nel rispetto delle norme antivirus del momento.

 

 


Il concorso si articolava in due sezioni:
"A" Tema Libero
e Sez. ""B" sul tema "La beata Vergine del soccorso".
Inoltre comprendeva un premio speciale "Carlo Cassola"
premio speciale "Simone Seghetti"
e premio speciale "Vernacolo"

Alla cerimonia era presente il Sindaco Federico Carrara


e la Vice Sindaco Marzia Bassini.



La giuria era composta da:
Prof. Dal Canto Giuseppe, Assessora Bassini Marzia,
Prof. Piera Teglia, Dott.essa Uliviei Marisa,
Dott. Nicola Pardini, Dott. Marco Vignolo Gargini,
Prof. Palandri Camilla e Prof. Silvestri Laura.


I premiati:

Il premio speciale Simone Seghetti

messo in palio dalla famiglia del compianto poeta Montecarlese
è andato alla poesia " A Simone Seghetti" di Bertuccelli Domenico

A Simone Seghetti

O Simone, lo sai, iar sera di là,
quando caminavo sotto la fortessa,
m'è casco lo sguardo di riallà,
in duve ir sole come 'na caressa,

scivolando laggiù rietro all'Apuane
sembra proprio che vagghi a dormì
in tère sconosciute e tanto lontane
e che 'un vogli più ritornà qui.

Sotto di me ner mezzo all'uliveti,
m'è sembro di sentì 'na voce lontana,
porta dar vento, tra i lecci cheti
che fissavin i lumi giù nella piana.

Erin versi cantati, di fatti e di genti,
in ottava rima e con tanta allegria,
parlavin di campi, di vini e sementi,
vienivin da me sù, sù, perla via.

Ho ditto: Voi scommette ch'è Simone,
mi vole sfidà co le sù ottavine,
ma io coll'ottave sembro un bastone,
s'accontenterà di queste quartine.

A pètto alle sue, 'vesto è un lamento,
però l'ho fatta per lù, questa poesia.
Eccola qui ispirata dal quel vento,
che col sù ricordo, ci fa compagnia.


 

 


Il premio speciale Carlo Cassola alla poesia
"Pensieri di gatto al tempo del Covid"
di Marilina Pighini di Castiglione di Garfagnana.

PENSIERI DI GATTO AL TEMPO DEL COVID


Sono un gattino, mi chiamo Birillo,
affettuoso, buono, sempre tranquillo.
Sonnecchio accanto all’amata padrona,
accoccolato in sala, sulla poltrona.
Ma in questi giorni sono agitato
perché qualcosa in casa è cambiato:
la mia signora copre il suo viso,
mi accarezza poco, niente sorriso.
Mi avvicino e, con la zampina,
le voglio togliere la mascherina,
la guardo serio e, per un momento,
provo paura, rimango sgomento:
mi viene in mente un cane ringhioso,
mi ritiro indietro, assai sospettoso.
Sono arrivati certi parenti
niente effusioni, né complimenti,
si sono messi a sedere lontani
coperte dai guanti le loro mani,
portano tutti la “museruola”...
chissà per la testa cosa gli vola!
Parlano pensierosi per un’oretta,
d’un tratto si alzano in tutta fretta:
le gomitate sono il loro saluto...
non mi risulta che hanno bevuto!
Niente comprendo, parola di gatto,
rimango a dir poco esterrefatto.
“Si amano o si odiano questi parenti?”
Grido:“ Miao!” Mi guardano attenti.
Lascio perdere: il genere umano,
diventa ogni giorno sempre più strano!

 

(Letta da PietroPaolo Pighini)

 

Premio speciale vernacolo:

1° Classificato: "Il matrimonio al tempo del Covid in quel di Lucca"

di Renzo Tori di Montecarlo.

 

IL MATRIMONIO AL TEMPO DEL COVID

Beppin lucchese avea da sposassi
co' lla su' dama, Monìa Carmassi;
è da quel dì che era fidanzato
ma 'l gran giorno avea sempre rinviato.

Entrambi parentato numeroso
e il lucchese si sa, è parsimonioso;
i maligni dìano (avran torto?)
che abbìno 'l braccin parecchio 'orto.

Voleano i due con tutto il cuore
coronà il loro bel sogno d' amore
al dolce suono dell' organo in chiesa...
Ma poi, per il mangià, popò di spesa!

Genitori, zii, fratelli, cugini
e l' amici lontani e anco vicini
per fà abbuffà quel branco d' affamati
I su' risparmi sarebbìno andati!

Ma un bel giorno il decreto fu emanato
che per contrastà 'l virus odiato
per ogni cerimonia o situazione
c' era il limite di 30 persone.

Beppino colse al volo l' occasione
e si sbrigò a celebrà l' unione
in abito blu e co' lle scarpe nòve
ringraziando Conte... e 'l covid diciannove!

 

 

2° Classificato:
"Le crocchette" di Giovanni Giangrandi di Verciano (Capannori)

LE CROCHETTE

Co’ ‘n sacco di crocchette fra le mana

ero alla ‘assa der supermercato;

mi fa ‘na tissia dall’aria arquanto strana:

-« È per er cane ‘r cibo che ha ‘omprato? »-

Ma mi domando e dïo: sëondo lé …

le crocchette da cani èn per l’uccelli

O pensa forse che siino per me

e mi ci faccio ‘ ripieno de’ ttordelli?

-« No, cani u’ nn’hó »- n’hó fatto ‘n po’ esitante

-« Le mangio io, signora, le crocchette:

faccio ‘na dieta nòva, dimagrante,

che hó tròvo giorni fa su internétte,

ma per via d’un effetto ‘ollaterale

‘he mi piglia ogni tanto all’improvviso …

son già fonito du’ vorte all’ospidale;

ma a brutta sorte bigna fà bòn viso. »-

Sott’a bbaffi la gente ridacchiava,

ma la signora pareva interessata;

quarche ccosa però la preoccupava

perché m’ha ‘hiesto un popo’ angosciata:

-« All’ospidale per via delle crocchette?

Èn velenose o erino scadute? »-

-« Noo … siee … ènno bòne; e c’èn certe ricette

che fan di morto bene alla salute.

L’effetto ‘ollaterale che mi fàa …

è che mi rende un popo’ sbadato.

È successo che senza stà a guardà

hó abbaccato la strada via ‘nfunato

corendo a razzo via di là deciso

e son fonito sotto a ‘n camioncino;

ché m’è viensuto l’impurso, all’improvviso,

d’andà ‘ annusanni ‘r culo a ‘n barboncino! »-

3° Classificato: Sognando" di Cesare Passigni
di Calomini (Fabbriche di Vergemoli)


SOGNANDO

 

Mi son sogno l’altra notte

Ch’ero torno ragazzino

A que’ tempi erin le botte

Che indicavino il cammino

 

M’evin datto un brutto voto

Ci garbava fa’ i buffoni

Con mi’ ma’ il finale è noto

Erin sempre scapaccioni!

 

‘Un gli’o faccia passa’ liscio

Oh maestra, veroddio

Gli dia pure un manrovescio

Che quell’altro gli’o do io!

 

Fu così che tra alti e bassi

E i ciaffoni che pigliai

Passòn rapide le classi

E alla fin mi diplomai

 

Con gli amici femmo festa

C’era un sentimento vero

Poi iniziammo a fa’ richiesta

Per un posto di lavoro

Quando avevo quasi tròvo

Un lavoro, forse il meglio

Mi emoziono e poi mi mòvo

E alla fine mi risveglio

 

Ma che belli oddio que’ tempi

Le amicizie erin reali

Oggi siam tutti contenti

Se enno solo virtuali

 

Se pijavi una ciaffata

Ti serviva da lezion

Oggigiorno, anco accennata,

scatta la rivoluzion

 

Oggi i metodi en cambiati

E vediamo i risultati…

 

 

Seziona "B" sul tema "La beata Vergine del soccorso"

 

1° Classificato: "Abbraccio infinito" di Marcello Lazzeri

 

2° Classificato ex aequo:
"la preghiera del naufrago" di Antonello Padedda (di Lucca)

 

2° Classificato ex aequo: "Maestaine di Garfagnana"
di Maria Enrichetta Cavani di Castiglione di Garfagnana

MAESTAINE DI GARFAGNANA

Nella mia valle ci sono le Maestaine,
sorgono in sentieri di monti e di colline,
nei crocicchi, nei luoghi più isolati,
piccoli monumenti dei tempi passati.
Esigui tempietti con una nicchia incavata,
la Madonnina di gesso o incorniciata.
Trova posto nel luogo più agreste
la Madre nostra, Vergine celeste,
antica devozione fortemente sentita,
aiutava nel cammino della vita.
Questi tabernacoli sono qui a memoria
di una vera fede, della nostra storia,
li incontrava il viandante lungo la via,
l’immagine sacra e Immacolata di Maria
dava soccorso, vigore, coraggio,
nell’affrontare i pericoli del viaggio:
guardava l’icona, il Segno della Croce,
un’ Ave Maria profonda a bassa voce.
Mese della Madonna, il Maggio odoroso,
scorgevi lassù, nel bosco annoso,
la vecchierella con la corona in mano
lungo il viottolo avanzare piano.
Noi bimbe avanti facevamo mazzi
di rose di macchia, di giaggioli paonazzi;
a sera, alla Maestaina infiorata,
recitava il Rosario la gente di borgata.
Seguito dai fedeli nelle processioni
vi sostava il prete nelle Rogazioni
implorando il divino aiuto per tutti,
raccolto in abbondanza, buoni frutti.
Civiltà contadina, grama l’esistenza,
di quel mondo la religiosità l’essenza.

 


 

3° Classificato: "Due mamme" di Concezio del Principio di Atri (Teramo)

(non era presente alla premiazione)

 

Sezione "A" Tema Libero

 

1° Classificato: "Amo le cose vecchie" di Marcello Lazzeri



2° Classificato ex aequo: "Primo fiore"
di Bertuccelli Domenico di Lucca

Primo fiore

Nel giardino dei sogni d'amore

Una rosa tu cogliesti per me

Io la tengo giù dentro al mio cuore

Un ricordo struggente di te

Mi donasti un bocciolo di rosa

Profumato d'amore e di noi

Era il primo e tu eri radiosa

Ti donasti senza chiedere un poi

 

Il mio sentiero ormai passa lontano

Dal giardino dei tuoi sogni scordati

Nei rimpianti la dolce tua mano

Mi riporta a quei giorni perduti

 

Io conservo geloso una rosa

Nel cassetto dei ricordi più belli

La più dolce profumata e radiosa

Vorrei ancora annodarla ai capelli

 

La tua rosa non somiglia a nessuna

Ha le spine che lasciano un segno

Graffiano ancora le mie notti di luna

E mi fanno morire in un sogno

2° Classificato ex aequo: "L'undicesimo comandamento"
di Davide Rocco Colacrai

L‘undicesimo comandamento – non dimenticare: Canto I
Storia degli italiani esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia nel Campo per profughi di Laterina, 1950


Avevamo poco con noi – i ricordi della nostra terra

che un giorno ci spingevano a sopravvivere e l’altro ci stringevano e soffocavano

come il filo spinato, un alito di malinconia a soffitto del cuore,

l’unico vestito in attesa nella valigia,

un letto fatto di paglia, fil di ferro e qualche coperta

che rendevano le baracche una specie di casa

e l’unica madre per tutte le famiglie

strette le une alle altre come un mazzo di fiori nella mano di un bambino,

e l’odore che ci portavamo addosso,

forte e dolce al tempo stesso,

di cibarie, naftalina e capelli che non potevamo lavare:

l’odore del profugo.

Non avevamo riscaldamento

e gli inverni fiorivano all’interno delle baracche

in una processione di gelo e solitudine

che ci abbracciava in quell’amaro silenzio che saturava la stanza,

fragile come un padre quando deve essere un eroe,

qualcuno si lasciava scivolare nella malinconia e si sentivano increspare le labbra,

altri tremavano nelle loro ombre di notte,

altri ancora non sopportavano il dolore e rinunciavano,

molti mordevano le proprie lacrime

e con Dio come unico batticuore si facevano coraggio,

nonostante tutto resisteva la speranza di vivere per la prima volta

e, con essa, salvare i nostri fantasmi:

il sinonimo italiano.

Avevamo poco con noi – i racconti degli anziani

che fuori, nell’orizzonte perimetrato a un’isola che sanguinava dalla fame,

vedevano il nostro mare

era sufficiente per vincere quella che a volte era vergogna e altre colpa

nel desiderio nostro di sognare ancora.

 


 

 

3° Classificato:"Senza parlare" di Concezio del Principio
di Atri (Teramo)

(non era presente alla premiazione)

 

La serata è stata condotta da Antonio Micheli


e i testi dei non presenti sono stati letti dalla Prof. Piera Teglia